Il duro scontro di stanotte tra Junker e Tusk sul tema della gestione dei migranti è il primo atto di un più complesso conflitto istituzionale tanto prevedibile quanto inevitabile. E la questione non riguarda solo (e tanto) il tema sul tavolo delle trattative, ma l’impianto istituzionale del sistema politico dell’Unione che il Trattato di Lisbona ha messo in piedi: un’ Unione Europea con un esecutivo bicefalo e con i due Presidenti di questo esecutivo entrambi legittimati politicamente. Il Presidente della Commissione “eletto dal Parlamento Europeo” come sancisce l’articolo 14 del Trattato ha ormai una legittimità politica, e non solo tecnica, che gli proviene dalla maggioranza parlamentare. Questa legittimità è rafforzata dalla lettera dell’articolo 17 che stabilisce che l’elezione del Presidente della Commissione da parte del Parlamento sia fatta su proposta del Consiglio europeo il quale, nel designare il candidato, deve tenere in conto i risultati delle elezioni del Parlamento europeo. E, del resto, la individuazione dei candidati fatta dalle principali famiglie partitiche europee durante l’ultima campagna elettorale europea si inserisce in tale prospettiva. La stessa designazione di Junker da parte del Consiglio Europeo, è stato un atto non solo dovuto, ma anche chiesto a gran voce persino dal Partito Socialista Europeo, in un momento in cui i Capi di Stato e di Governo sembrarono reclamare la loro indipendenza nella designazione di questa figura istituzionale.
Del resto, il Presidente del Consiglio Europeo non ha certo una minore legittimità politica. Eletto a maggioranza qualificata dallo stesso Consiglio Europeo per una durata di almeno due anni e mezzo, rappresenta la maggioranza politica degli esecutivi degli stati membri. I Trattato di Lisbona ha fornito all’esecutivo bicefalo dell’Unione, che è sempre esistito, una legittimità bicefala. Al Presidente della Commissione ha fornito una legittimità di stampo parlamentare, sulla scia dell’istituto della fiducia politica, e basata sul legame tra elettori, Parlamento ed esecutivo. Al Presidente del Consiglio Europeo, ha fornito una legittimità degli esecutivi degli Stati Membri. Non è certo un impianto che facilita le scelte politiche. L’inefficace e bizantino compromesso sulla ripartizione dei migranti raggiunto stanotte ne è un chiaro esempio.
Del resto, il Presidente del Consiglio Europeo non ha certo una minore legittimità politica. Eletto a maggioranza qualificata dallo stesso Consiglio Europeo per una durata di almeno due anni e mezzo, rappresenta la maggioranza politica degli esecutivi degli stati membri. I Trattato di Lisbona ha fornito all’esecutivo bicefalo dell’Unione, che è sempre esistito, una legittimità bicefala. Al Presidente della Commissione ha fornito una legittimità di stampo parlamentare, sulla scia dell’istituto della fiducia politica, e basata sul legame tra elettori, Parlamento ed esecutivo. Al Presidente del Consiglio Europeo, ha fornito una legittimità degli esecutivi degli Stati Membri. Non è certo un impianto che facilita le scelte politiche. L’inefficace e bizantino compromesso sulla ripartizione dei migranti raggiunto stanotte ne è un chiaro esempio.